Domenico di Palo

PASQUALE TEMPESTA



L’AMORE, LE DONNE, LA VITA IN “DOUBLE FACE”

LE LIRICHE ROVESCIATE DI DOMENICO DI PALO *



E’ dalla storia che nasce altra storia. Così come è la poesia che crea nuova poesia. Una eloquente riprova nel delizioso volumetto Double face (prosaicamente, ma in maniera forse poco efficace traducibile nell’italiano “A doppia faccia”), recente raccolta di versi di Domenico di Palo, che di poesie ne scrive ormai da cinquant’anni, molte delle quali – come queste ultime – tutte più o meno orientate verso una interpretazione mordace e frizzante se non addirittura satirica  e sarcastica dell’esistenza.
   In particolare per ciò che riguarda gli eterni, travagliati temi della donna e dell’amore. Argomenti trattati dall’autore con ironia e spregiudicatezza già in precedenti, apprezzate pubblicazioni, ma che in quest’ultima vengono affrontati adottando una formula davvero singolare. Traendo cioè spunto da alcuni sonetti  di notissimi poeti del passato quali Guido Cavalcanti, Torquato Accetto o il sommo Francesco Petrarca, per far loro da “contrappunto” con un ora amaro ora divertito “controcanto”. Una specie di “gioco di coppia” che pone a fronte, in un crescendo “intrigante, appassionato e divertente “ - chiosa Gaetano Bucci – indimenticabili versi di vati del passato con quelli di questo nostro moderno e disincantato verseggiatore.
    Leggiamo insieme almeno qualche titolo di questi sonetti “bifronti” come il misterioso “duplice” Giano, l’antico dio romano figurato appunto con due facce volte in direzione opposte e quindi divergenti: a “Tu che coi lacci mi feristi il cuore” (di Cavalcanti) si contrappone “Tu che coi lacci mi legasti giusto” (del di Palo); a “Benedetto sia  ‘l giorno e ‘l mese e l’anno” (di Petrarca) fa da controaltare “Maledetto sia ‘l giorno e ‘l mese e l’anno” (del nostro autore)..
E ci fermiamo qui per non farla troppo lunga. Un volumetto delizioso quello di Domenico di Palo (Bastogi ed., euro 6,00) capace di offrire, sia pure in poche pagine, oltre  a un sano divertimento un ulteriore saggio delle oneste, coraggiose capacità “dissimulative” del nostro maturo autore e della sua rinnovata, gustosa vena satirica.

Pasquale Tempesta


* In “La Gazzetta del Mezzogiorno”. 26 aprile 2010

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